L’ASGI scrive all’ANCI, all’UNAR e alla Commissione europea: violata la parità di trattamento tra i lavoratori migranti e nazionali. Interviene anche il Difensore Civico della Regione Emilia-Romagna.
Sono state indette in queste settimane dai Comuni italiani le selezioni per il reclutamento delle posizioni di rilevatori e coordinatori comunali per lo svolgimento delle operazioni di raccolta dati del censimento generale della popolazione e delle abitazioni, secondo quanto previsto dall'art. 50 del d.l. n. 78/2010, convertito con modificazioni in legge n. 122/2010 e dalle successive circolari dell'ISTAT, in particolare la n. 6 del 21 giugno 2011.
Nei citati strumenti normativi, viene affidato ai Comuni il compito di reclutare e selezionare coloro che saranno chiamati a svolgere le funzioni di Rilevatori e Coordinatori comunali delle operazioni di censimento. Vengono indicate le modalità di reclutamento di tali figure professionali, prevedendo che qualora non sia disponibile o sufficiente il ricorso a personale dipendente presso gli EE.LL., i Comuni possano mettere in atto procedure di reclutamento di personale esterno, utilizzando le forme contrattuali tipiche del lavoro flessibile, ivi compresi i contratti di somministrazione di lavoro, quelli di lavoro autonomo di natura occasionale o di collaborazione coordinata e continuative.
Dall'esame degli avvisi di selezione indetti dai Comuni italiani, emerge una prassi pressoché generalizzata di prevedere per le posizioni di rilevatori e coordinatori comunali del censimento, il requisito di cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell'Unione europea, con la conseguente esclusione di tutti i cittadini di Paesi non membri dell'Unione europea regolarmente soggiornanti e residenti in Italia dalla possibilità di concorrere a queste posizioni lavorative temporanee.
Con una lettera inviata all'ANCI, All'UNAR e alla Commissione europea, il servizio anti-discriminazioni dell'ASGI rileva come tale esclusione dei cittadini extracomunitari appaia illegittima e discriminatoria, in quanto in violazione del principio generale di parità di trattamento tra lavoratori migranti regolarmente soggiornanti e nazionali di cui all'art. 2 c. 3 del T.U. immigrazione, nonché delle norme di diritto dell'Unione europea riferite alla parità di trattamento in materia di accesso alle attività lavorative a favore di specifiche categorie di cittadini di Paesi terzi non membri dell'UE (familiari di cittadini di Stati membri UE, rifugiati politici e titolari della protezione sussidiaria, lungo soggiornanti). Questo a maggior ragione nel momento in cui non si tratta di procedure concorsuali volte all'inserimento nei ruoli della P.A. mediante la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, bensì di procedure di selezione volte alla costituzione di rapporti di lavoro temporaneo e parasubordinato.
Il servizio anti-discriminazioni dell'ASGI chiede dunque all'ANCI di dare immediate disposizioni ai Comuni italiani affinché nei bandi e avvisi di selezione per le posizioni di rilevatori e coordinatori comunali del censimento venga eliminata la clausola di cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell'Unione europea e vengano ammessi alle selezioni, equiparandoli ai cittadini italiani o di Paesi membri dell'Unione europea, anche i candidati cittadini di Paesi terzi non membri dell'UE. All'UNAR viene chiesto di esprimere un proprio parere e proprie raccomandazioni al riguardo, avvalendosi delle prerogative assegnate dall'art. 7 del D. lgs. n. 215/03, in particolare dal comma 2) lett. b) (svolgere inchieste al fine di verificare l'esistenza di fenomeni discriminatori) e lett. e) (fornire raccomandazioni e pareri su questioni connesse alle discriminazioni per razza e origine etnica).
L'ASGI chiede infine alla Commissione europea di avviare il procedimento di infrazione a carico della Repubblica Italiana per violazione degli obblighi al rispetto del diritto dell'Unione europea, in quanto tale vicenda costituisce una significativa dimostrazione di come nel nostro Paese vengano sistematicamente ignorate le norme di diritto dell'Unione europea che prevedono la parità di trattamento a favore di specifiche categorie di cittadini di Paesi terzi per quanto concerne l'accesso ai rapporti di impiego con la Pubblica Amministrazione.
Nei giorni scorsi, sulla vicenda era intervenuto anche il Difensore Civico della Regione Emilia Romagna, con una lettera indirizzata al Sindaco di Bologna, in ragione dell'analoga clausola discriminatoria contemplata nel bando indetto da quel Comune.
A cura del servizio di supporto giuridico contro le discriminazioni etnico-razziali e religiose. Progetto ASGI con il sostegno finanziario della Fondazione a finalità umanitarie Charlemagne ONLUS.