Una presenza discreta, ma puntuale. Per anni abbiamo frequentato gli stessi spazi, convivendo nel "Palazzo Orrù". Un luogo simbolo per Quartu, non solo per il pregio architettonico. È un palazzotto liberty del primo novecento, meta di visitatori in occasione dell'annuale appuntamento "Monumenti Aperti".
Ma soprattutto è lo spazio privato quartese più votato alla cultura.
Per lunghi decenni sede di associazioni e partiti politici. Luogo di incontro e di confronto e fucina di eventi culturali.
Con professor Orrù abbiamo condiviso non solo gli spazi ma anche momenti della quotidianità: il caffé, l'incontro in edicola, al panificio, alla fermata dell'autobus.
Ogni occasione era utile per parlare con un fine intellettuale dalle grandi capacità di ascolto. Pochi minuti ma densi: di significato, di riflessione, di curiosità.
Professor Orrù era una fonte inesauribile di informazioni, un vero giacimento culturale. Aveva la capacità di inquadrare personaggi e piccoli particolari della storia locale, che non è storia minore ma storia reale, nel quadro dei grandi avvenimenti.
Dopo ogni incontro, ciascuno di noi si sentiva più colto, apprendendo particolari che in nessun libro di storia avrebbe potuto trovare.
Parlare con lui era come avvicinarsi a un tesoro della memoria collettiva della Sardegna. Un Sardo vero, autentico, che ha saputo interpretare al meglio quella che Giovanni Lilliu chiama "La costante resistenziale sarda".
La capacità di resistere, non solo alla dominazione, ma anche all'oblio.
L'orgogliosa rivendicazione della sardità, del valore primario della lingua e della cultura.
Forse per questo ha saputo resistere a varie offerte, in una città come Quartu dove l'affannosa ricerca di aree edificabili ne ha compromesso i criteri urbanistici.
Per sua volontà "Palazzo Orrù" è ancora lì, esempio di architettura del passato ma soprattutto luogo comunitario e di socializzazione, con una funzione di aggregazione sociale che le case padronali di un tempo sapevano offrire.
Ci conosceva tutti. Era felice che il suo "buen retiro", dove quotidianamente si raccoglieva tra i suoi libri per studiare, fosse frequentato da persone di culture diverse.
Ci confessò che il vociare dei ragazzi che frequentano il doposcuola di Arcoiris gli faceva compagnia.
Era felice che la sua casa, costruita dal padrino Giuanni Scalas, fosse luogo di coltivazione delle arti e della cultura: letteratura, poesia, cinema, teatro, pittura, danza, nonché biblioteca.
Per questo aveva accettato di far parte del comitato scientifico dell'associazione.
Uomo del fare, non riusciva a celare l'entusiasmo giovanile, talvolta garibaldino, per ogni nuova attività. Prodigo di consigli e suggerimenti, ci ha consentito di organizzare al meglio la due giorni del seminario "Garibaldi cittadino del mondo senza frontiere".
Animatore di svariate iniziative e convegni presso i circoli degli emigrati sardi, ha saputo cogliere l'importanza del nuovo fenomeno dell'immigrazione. Non ha avuto paura di affittare i locali agli stranieri.
Credeva nelle persone, prima ancora della loro condizione giuridica.
Credeva nell'incontro tra le culture e ci incoraggiava nella nostra opera quotidiana, fatta di solidarietà, bisogni, richieste, generosità.
Tra noi non si era instaurato un semplice rapporto tra proprietario e inquilini. Ma qualcosa di più. Una stima e una fiducia reciproca. Talvolta aveva quasi vergogna di chiedere il suo e di sollecitare il pagamento dell'affitto, perché si poneva nei panni dell'altro e capiva che il ritardo era dovuto a qualche momentanea difficoltà. Aveva fiducia negli altri, trasmettendo un rapporto di empatia senza pari.
Ci mancherà la tua presenza discreta, il tuo tratto gentile, ma il tuo ricordo non ci abbandonerà.
Ciao Tito Orrù, professore senza eguali, che sapeva insegnare nelle aule della vita, perché ha lasciato il segno nelle persone.
Arcoiris Onlus
3 Gennaio 2012